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Medici Legali, Ginecologi, Ostetriche, Fisiatri
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Relatori:
PANTALEO GRECO
Ginecologo – Ferrara
SERAFINA PERRONE
Neonatologa – Parma
SILVIA SASSI
Fisiatra – Reggio Emilia
NICOLA CUCURACHI
Medico legale,
Consigliere FAMLI
Parma
MARIA LUISA TATARANNO
Neonatologa, Esperta di neuro-imaging neonatale
Utrecht
I casi di Paralisi Cerebrale infantile (PCI), ipoteticamente riferibili una causa verificatesi nel periodo perinatale, rappresentati, nel novero degli eventi attribuibili a Responsabilità Professionale Medica, alcuni fra quelli che possono ai più elevati risarcimenti, anche di svariati milioni di Euro.
Inoltre costituiscono casi di estrema difficoltà valutativa in relazione all’evidenziazione di carenze professionali e / o strumentali, alla dimostrazione del nesso di causalità fra condotte professionali censurabili e danni subiti dal neonato, alla quantificazione del danno sia per la quota non patrimoniale che patrimoniale (in essa includendo le spese future da sostenere).
A ciò si aggiungono non indifferenti questioni di ordine psicologico per i protagonisti della valutazione medico-legale relativa alla constatazione dello stravolgimento inevitabilmente sperimentato dalle famiglie dei bambini portatori di Paralisi Cerebrale Infantile.
La Paralisi Cerebrale Infantile è la denominazione con cui vengono definite alcune sindromi cliniche caratterizzate da un disturbo non progressivo della postura e del movimento secondario e una lesione del cervello in fase di maturazione e costituisce la causa più frequente di disabilità motoria nell’infanzia.
Essa può essere conseguente ad una pluralità di cause e spesso vi è il concorso di più cause che possono agire anche in fasi successive (prenatale e perinatale);nel periodo perinatale condizioni a rischio sono costituite da prematurità grave, dismaturità, anossia cerebrale / emorragia cerebrale, azioni traumatiche sull’encefalo, squilibri elettrolitico / metabolici in epoca neonatale, ittero nucleare, sepsi neonatale.
Nonostante la Paralisi Cerebrale Infantile sia una fattispecie patologica conosciuta da decenni e nonostante semper maggiori cause di essa nel tempo individuate, emerge una frustrante stabilità nel tempo della sua prevalenza nella popolazione, soprattutto nel caso dei neonati di peso normale.
Ciò, nonostante l’adozione di sempre più accurate metodiche diagnostiche del benessere fetale fra cui la cardio-tocografia sulla quale si è riposta la maggiore fiducia / speranza (speranza, purtroppo, in parte frustrata).
Emerge quindi la necessità, ai fini medico-legali, identificare con la maggiore attendibilità possibile le cause di una condizione di Paralisi Cerebrale Infantile differenziando fra quelle perinatali (potenziali prevenibili) e quelle prenatali (spesso inevitabili), documentare la presumibile epoca di insorgenza la durata) di un insulto anossico perinatale, verificare la potenziale prognosi della condizione disabilitante, includere gli ausili di cui il minore (anche quando diventato adulto) avrà bisogno.
È un tal fine indispensabile un approccio multidisciplinare che coinvolga la figura del ginecologo (esperto in ostetricia), del neonatologo, dell’esperto in riabilitazione delle gravi disabilità infantili.
È d’altra parte parimenti indispensabile il ruolo del medico-legale in grado di interpretare i dati speciali in relazione alla doverosità dei comportamenti, l’interpretazione del nesso di causalità, l’evidenziazione di carenze documentali, alla quantificazione del danno.
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